La finanza comportamentale per affrontare l’incertezza sui mercati: non farsi distrarre dalle sirene
Alla luce dell’attuale momento di crisi economico-sanitaria che stiamo vivendo da più di un anno, la domanda che molti risparmiatori si pongono è come queste situazioni di incertezza sui mercati possano non rappresentare necessariamente un elemento negativo, ma addirittura un’opportunità per i loro risparmi. Ciò chiaramente non è semplice, ed è proprio qui che entra in ballo la finanza comportamentale
Guardare il passato non basta
La cosa più semplice da fare in questi casi è guardare i rendimenti passati nei momenti di crisi, ma tuttavia vanno considerati due aspetti:
- Ogni crisi ha un’origine, una maturazione e una deflagrazione che si manifestano sempre in modo differente. Inoltre a volte le crisi sono la conseguenza di comportamenti irrazionali degli investitori, quindi siamo tutti complici e vittime di esse, a partire da quella del 1637 dei famosi “Tulipani olandesi” fino a quelle più recenti: quella immobiliare dei mutui sub-prime del 2006, del mercato azionario cinese del 2015 o ancora in questa.
- Viviamo qualsiasi tipo di evento sui mercati in base al nostro vissuto, alla personalissima conoscenza dei fatti che accadono intorno noi, e all’influenza degli opinion leader che abbiamo selezionato come fonti attendibili delle nostre preferenze.
A questo punto diventa evidente quanto complesso sia per il singolo risparmiatore decifrare quali eventi costituiscano una minaccia e quali un’opportunità per il proprio portafoglio, e nel dubbio quanto, al contrario sia semplice, farsi prendere dall’irrazionalità.
Il rimedio all’irrazionalità è la Finanza Comportamentale
Ormai la finanza comportamentale è una materia molto conosciuta dagli operatori finanziari e la sua letteratura recente ha messo in luce con molta efficacia quanto il comportamento degli investitori spesso non trovi una giustificazione razionale e di conseguenza coerenza con il processo di scelta degli investimenti. Questo avviene proprio perché ad eventi imprevisti si reagisce prendendo decisioni in modo approssimativo utilizzando i cosiddetti “bias euristici”, ossia delle scorciatoie mentali che il nostro cervello utilizza per stimare probabilità sconosciute e definire scelte in contesti esterni mutevoli.
A questo proposito, l’economista francese Allais ha elaborato il suo famoso paradosso che mette in discussione la teoria dell’utilità attesa, dimostrando come gli individui si comportino in modo ambiguo nella scelta tra eventi quasi certi ed eventi probabili.
Quindi per esempio accade di prendere decisioni con un set informativo limitato, bias della rappresentatività, cambiamo idea a seconda del contesto in cui ci viene presentato un dato, a causa del c.d. effetto framing, oppure può succedere che un investitore che in teoria avrebbe tutto il vantaggio di ricercare maggiori rendimenti attesi all’incremento del rischio, nella realtà si faccia influenzare dagli andamenti più recenti dei mercati e dalle sue esperienze di breve periodo a causa dell’avversione alla perdita.
Non farsi tentare dalle sirene
Spesso mi confronto con i miei clienti su questi aspetti della finanza comportamentale, ritengo che gli aspetti emotivi siano importanti almeno quanto quelli tecnici dei mercati.
Inoltre credo che l’attività di educazione finanziaria debba essere continua per contribuire ad una maggiore consapevolezza delle scelte: è questa la vera opportunità da sfruttare in momenti, ad esempio, come quello che stiamo vivendo.
Piuttosto che argomentare solo genericamente di come nel lungo periodo ogni crisi sia stata superata dalla capacità di mantenere la posizione ed i “nervi saldi”, è importante che gli investitori interiorizzino la necessità di pianificare correttamente le loro scelte in funzione di un’utilità attesa o di obiettivi di vita concreti.
Tutto il resto è navigazione verso la meta, soggetta a imprevedibili cambi di condizioni esterne che non devono farci perdere la rotta: utilizzando una metafora direi che lungo il viaggio ci saranno dei falsi miti, delle tentazioni che sembrano attrarci fatalmente, come l’idea che ci si possa arricchire con il trading o il Forex o che si debba vendere prima di ogni elezione politica (o referendum..) per poi ricomprare, che l’Euro abbia i giorni contati… Ne avremo sempre di nuove “tentazioni”!
In un certo senso:
L’investitore dovrebbe fare come Ulisse che nel suo “self- commitment” emblematico, di fronte alle sirene, si auto-limita conoscendo l’impossibilità di resistere razionalmente al loro canto.
In conclusione l’opportunità o la minaccia nei momenti di crisi, dipende dalla capacità dell’investitore di individuare nel consulente finanziario non solo un gestore professionale in grado di individuare correttamente le soluzioni di investimento coerenti con il rapporto rischio/tempo, per questo basterebbe un robo-advisor, ma anche e soprattutto, un gestore di emozioni in grado di interpretare i bisogni o le paure in merito al destino e alla destinazione dei propri soldi, perché dietro ogni opportunità o minaccia ci sono delle emozioni variegate e differenti cliente per cliente.
L’investitore dovrebbe cominciare a chiedersi:
- Quante volte il mio consulente mi ha chiamato provvidenzialmente per farmi consolidare il guadagno?
- Quante altre è stato positivamente un ostacolo nel non farmi capitalizzare perdite?
- Senza il mio consulente avrei messo da parte la stessa cifra?
- Ho presente qual è il mio profilo di rischio e il mio orizzonte temporale?
Posso esserti utile per rispondere a queste domande? Contattami