Sto investendo bene i miei risparmi? Mi basteranno per il futuro?
Informazioni sulla richiesta di assistenza
Silvia, 56 anni è dipendente di un’azienda privata, è sposata con Giovanni e negli anni, pur non operando particolari rinunce, la coppia è riuscita a mettere da parte una discreta cifra. Come tutte le persone prudenti Silvia e Giovanni hanno sempre risparmiato e investito. Ma ora Silvia si chiede se questo sia sufficiente.
Recentemente infatti, Silvia ha avuto un serio ed inaspettato problema di salute, fortunatamente superato, tuttavia, questa sua recente vicissitudine l’ha portata a ragionare molto su cosa accadrebbe se non potesse più lavorare o se lei o suo marito rimanessero soli, soprattutto perché non hanno figli.
Così Silvia, ha pensato di rivolgersi a me per cercare di stimare l’efficienza del suo patrimonio e la situazione che è emersa è la seguente:
50.000€ sono investiti in azioni quotate di un’unica azienda italiana, altri 150.000€ in obbligazioni bancarie, 200.000 in una unit linked a profilo prudente. Sul conto detiene una liquidità di 60.000 euro, frutto di un disinvestimento di un fondo che ha deciso di vendere in perdita qualche tempo prima. Inoltre, il marito di Silvia è proprietario di 3 immobili nel suo paesino di provenienza il cui valore complessivo è di circa 380.000€. Da tempo si chiedono, se non sia il caso di rivolgersi ad uno specialista per decidere in modo consapevole ed informato come gestire meglio il patrimonio.
Sintesi della diagnosi e soluzioni proposte
E’ chiaro quindi che il portafoglio finanziario di Silvia e di suo marito non sia adatto alla fase della vita in cui si trovano: buona parte del loro patrimonio è illiquida in quanto rappresentata da immobili difficilmente vendibili velocemente, un’altra parte è detenuta sul conto corrente o in strumenti troppo conservativi E costosi, perché i suoi soldi vengano adeguatamente remunerati. Inoltre, Silvia non è in grado di seguire gli andamenti delle sue azioni. Sullo sfondo rimane l’esigenza di protezione in caso di imprevisti, cosa alla quale non avevano mai pensato prima.
Pertanto, nel report di diagnosi consegnato dopo il primo incontro:
- ho provveduto a verificare le loro vere esigenze, anche latenti, la gestione finanziaria conservativa era una conseguenza di una “paura” per il “non si sa mai” che li portava a mantenere molta liquidità e prodotti conservativi, piuttosto che agire con strumenti dedicati ad hoc alla protezione e successivamente pianificare correttamente obiettivi, tempi e propensione al rischio.
- ho analizzato in dettaglio il patrimonio, in termini di costi, diversificazione, rischio;
- ho quantificato le necessità familiari, redatto un bilancio familiare e creato un piano finanziario adeguato alle loro esigenze.